Un’intesa che divide l’Europa
L’accordo sui dazi tra Unione Europea e Stati Uniti, annunciato domenica in Scozia da Ursula von der Leyen e Donald Trump, non ha spento le polemiche. Al contrario, le ha alimentate. La nuova intesa prevede un’aliquota unica del 15% sulle esportazioni europee verso gli USA (con alcune eccezioni), ma molti governi e osservatori la giudicano squilibrata. Alcuni parlano apertamente di “resa” all’amministrazione americana, evocando un “appeasement commerciale” che lascia l’Europa in una posizione di debolezza.
Von der Leyen difende la scelta
Dal fronte della Commissione Ue si difende la scelta come l’unica possibile. Il commissario al Commercio Maros Sefcovic ha dichiarato: «Questo è il miglior accordo possibile in circostanze difficili. Una guerra commerciale avrebbe avuto conseguenze gravi: con dazi al 30%, il commercio transatlantico si sarebbe bloccato». Ma non tutti sembrano convinti.
Reazioni contrastanti nei governi europei
L’Europa si spacca. I Paesi esportatori come Germania e Italia mostrano un atteggiamento più cauto e, in alcuni casi, perfino ottimista. «Bisogna ancora lavorare sui dettagli», ha detto la premier Giorgia Meloni, sottolineando che l’accordo non è ancora vincolante. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, pur definendosi “insoddisfatto”, ha evitato toni duri. Al contrario, Francia, Spagna e Ungheria non hanno risparmiato le critiche. Il premier francese François Bayrou ha parlato di “giorno buio” per l’Europa. Il leader ungherese Viktor Orban è stato ancora più tagliente: «Trump ha mangiato Von der Leyen a colazione». Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha definito l’accordo “accettabile, ma senza entusiasmo”.
Allarme rosso in Parlamento europeo
Ma il fronte più delicato potrebbe essere quello dell’Europarlamento, dove l’accordo dovrà essere ratificato. Qui si profila una maggioranza trasversale (socialisti, verdi, sinistra ed ECR) pronta a bloccare l’intesa. Il gruppo socialista ha parlato di “dazio ingiustificato e illegale” che rende il commercio “più costoso e meno vantaggioso”. L’eurodeputato Brando Benifei ha aggiunto: «Questo accordo è un segnale sbagliato. Se cediamo oggi, cosa impedirà a Trump di colpire domani altre nostre leggi?».
La posizione italiana: cautela e critiche
In Italia, tra i più critici c’è Azione, il partito guidato da Carlo Calenda. Osvaldo Napoli ha sottolineato come i pochi commenti positivi siano “deboli” e dettati da solidarietà politica, più che da convinzione. «Macron tace, Salvini tace. L’accordo è stato sconfessato persino da Bardella in Francia. Solo Meloni e Merz lo difendono blandamente», ha dichiarato.
Cosa prevede davvero l’accordo
Il cuore dell’intesa è un dazio unico del 15%, che include le tariffe Mfn (nazione più favorita), attualmente al 4,8%. Riguarderà il 70% delle esportazioni Ue verso gli Stati Uniti, pari a circa 380 miliardi di euro. L’accordo entrerà in vigore il 1° agosto. Sono previste eccezioni per acciaio e alluminio, che restano soggetti a dazi del 50%. In futuro si introdurrà un sistema di quote tariffarie, legato agli scambi storici, con possibilità di negoziare ulteriori dettagli. I funzionari Ue ribadiscono: «Non andremo oltre il 15%».
Dazi zero per alcuni settori
Ci saranno anche prodotti esenti: aeromobili e parti di ricambio, macchinari per semiconduttori, frutta secca, pesce trasformato e alimenti per animali. Farmaci e semiconduttori, già esenti da dazi, non subiranno modifiche a meno di sviluppi futuri. In attesa di completare i negoziati su vino e liquori, la Ue sospenderà le contromisure dal 4 agosto, con la possibilità di ripristinarle in caso di necessità.







