A cinque anni dal traguardo, il bilancio è in chiaroscuro
Sono passati dieci anni dalla firma dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e ne mancano solo cinque per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. L’ultimo rapporto Istat fotografa una situazione complessa: i progressi dell’Italia sono parziali, con alcuni settori che mostrano segnali incoraggianti e altri che invece richiedono un deciso cambio di passo.
Più del 20% degli indicatori è fermo o peggiora
Oltre il 60% delle misure monitorate mostra un miglioramento rispetto al passato. Tuttavia, più del 20% degli indicatori resta stabile o in peggioramento, e le performance di breve periodo sono ancora meno confortanti. L’assenza di un’accelerazione potrebbe compromettere il raggiungimento degli obiettivi entro il 2030.
I settori più critici? Ambiente, parità di genere e istituzioni
I risultati peggiori riguardano gli obiettivi legati alla vita sulla terra, alla pace e alla giustizia, alla disponibilità di acqua pulita e alla parità di genere. In questi ambiti, oltre il 60% degli indicatori risulta stabile o in peggioramento. Al contrario, si osservano progressi in aree come le partnership internazionali, il lavoro dignitoso e la transizione energetica.
Italia spaccata in due: il Mezzogiorno arranca
Il rapporto conferma un forte divario territoriale. Nel Mezzogiorno, più del 52% delle misure ha risultati peggiori rispetto alla media nazionale, con criticità evidenti soprattutto nei settori della povertà, delle disuguaglianze, dell’istruzione e dell’occupazione. Le regioni del Nord, invece, fanno registrare valori migliori in oltre la metà degli indicatori.
Strategia nazionale: le 5P e i “vettori di sostenibilità”
La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile si basa su cinque pilastri tematici: persone, pianeta, prosperità, pace e partnership. A questi si affiancano i cosiddetti vettori di sostenibilità, cioè quelle condizioni trasversali – come innovazione, partecipazione e competenze – che dovrebbero rafforzare la capacità trasformativa della società e delle istituzioni.
Il Green Deal europeo rallenta
A livello comunitario, il Green Deal europeo resta il quadro di riferimento per la transizione ecologica e digitale, anche se alcune delle sue misure più ambiziose sono state ridimensionate o rinviate. L’Italia ottiene risultati relativamente positivi nell’ambito delle politiche per le persone, ma mostra ancora debolezze strutturali nella sfera della prosperità economica.
Rischio fallimento globale: serve volontà politica
Il quadro internazionale, segnato da pandemia, guerre e inflazione, ha rallentato il percorso globale verso gli obiettivi dell’Agenda 2030. Le Nazioni Unite, nel loro rapporto di valutazione, sottolineano che senza un cambio di passo deciso e una forte volontà politica, il rischio di fallire è concreto. Il recente Patto per il Futuro, approvato a New York, rilancia la necessità di una governance globale più efficace, ma ora la sfida è trasformare gli impegni in azioni concrete.







