Il monito della Climate Bonds Initiative
La Climate Bonds Initiative (CBI), una delle principali autorità mondiali in materia di finanza verde, lancia un avvertimento: la transizione energetica rischia di mettere sotto pressione i conti pubblici globali. Nel suo ultimo report, l’organizzazione stima che il debito sovrano legato alla decarbonizzazione potrebbe arrivare fino al 50% del PIL entro il 2050 se non verranno adottate misure fiscali straordinarie. Quando CBI parla, il messaggio arriva a una platea di peso: Banca Mondiale, Commissione Europea, BEI, OCSE, oltre a grandi gestori come Amundi, AXA e BlackRock, che applicano i criteri dell’organizzazione nelle emissioni di obbligazioni verdi.
Trattare la transizione come un investimento produttivo di lungo termine
La proposta di CBI è chiara: considerare la spesa per la transizione energetica come investimento produttivo di lungo periodo, da escludere temporaneamente dai limiti di deficit. Il modello di riferimento è quello già adottato in alcuni Paesi per la difesa, dove la spesa militare può superare i vincoli di bilancio ordinari. «L’esclusione della spesa militare dai vincoli di bilancio rappresenta un precedente a cui guardare», sottolinea il report. L’obiettivo è evitare che l’elevato livello di debito pubblico impedisca ai governi di sostenere gli investimenti necessari per decarbonizzare l’economia.
Debiti e sussidi: la fotografia di CBI
Secondo le stime, il debito sovrano globale ammonta oggi a 65 trilioni di dollari, mentre i sussidi ai combustibili fossili raggiungono 1,1 trilioni di dollari, pari all’1% del PIL mondiale. In Europa il debito medio è all’81,5% del PIL, contro il 123% degli Stati Uniti e il 214% del Giappone. L’Italia resta tra i Paesi più esposti, con un rapporto debito/PIL superiore al 137%. CBI avverte che senza investimenti adeguati, le perdite di PIL globale potrebbero toccare il 5,1% l’anno, mentre il costo dell’azione climatica si aggirerebbe solo tra l’1% e il 2%.
Green budgeting: solo pochi Paesi sono avanti
Nonostante l’urgenza, solo 24 Paesi OCSE hanno introdotto sistemi di green budgeting, ovvero strumenti per contabilizzare in bilancio la spesa legata alla decarbonizzazione e valutarne l’impatto ambientale. Appena 40 governi su 70 dispongono di una legge quadro sul clima, e solo alcuni – tra cui Francia e Italia – adottano quadri fiscali pluriennali. CBI cita anche il bilancio pluriennale dell’Unione Europea come esempio di integrazione ancora parziale degli obiettivi climatici nei conti pubblici.
Le leve per la finanza sostenibile
Per accelerare la transizione, il report raccomanda di espandere le emissioni di green bond e sustainability-linked bond sovrani, come già fatto da Francia, Slovenia e Giappone, e di utilizzare banche di sviluppo e fondi sovrani per mobilitare capitale privato.
Infine, CBI invita le banche centrali a valutare criteri climatici nelle operazioni di credito e di collateral, in modo da orientare il sistema finanziario verso obiettivi di lungo periodo. Il messaggio di CBI è inequivocabile: la transizione green non può restare imbrigliata nei vincoli di bilancio tradizionali. Come per la sicurezza militare, anche la sicurezza climatica richiede misure straordinarie. Solo così sarà possibile sostenere l’enorme sforzo di investimento necessario per proteggere economie e finanze pubbliche dai rischi del cambiamento climatico.







