Un ritratto poco sostenibile

Le banche italiane non quotate sono in forte ritardo nell’adozione di politiche ambientali, sociali e di governance (ESG). È quanto emerge dal nuovo rapporto di Standard Ethics, agenzia di rating indipendente con sede a Londra, che ha analizzato 43 istituti selezionati tra i primi 100 per mezzi amministrati, escludendo quelli esteri o già quotati in Borsa. L’indagine punta a valutare la capacità di queste banche di interpretare i temi della sostenibilità e integrarli nei rapporti con clienti, fornitori e stakeholder.

I numeri dellinsufficienza

I dati parlano chiaro:

  • Solo il 14% delle banche pubblica una policy ambientale
  • Solo il 9% ha una policy sui diritti umani
  • Nessuna ha una policy sull’intelligenza artificiale
  • Appena il 19% pubblica una policy sulla parità di genere
  • Il 26% ha una policy su diversità e inclusione

L’unico ambito che mostra segnali di movimento è quello ambientale, ma secondo Jacopo Schettini Gherardini, Direttore Ricerca di Standard Ethics, si tratta di una risposta “più in odore di regolamentazione che di convinzione”.

Governance e trasparenza: luci e ombre

Il 98% delle banche pubblica un Codice Etico, ma solo il 22% lo fa in conformità con i principali riferimenti internazionali (ONU, OCSE, UE). E sebbene oltre la metà fornisca una rendicontazione ESG standard, mancano ancora visione e coerenza.

La rappresentanza di genere nei CdA è un altro punto critico: solo sei banche raggiungono la parità, con una media del 30% per il genere meno rappresentato.

Un impegno frammentato e poco strutturato

Secondo il report, l’approccio ESG delle banche non quotate è ancora frammentario e spesso legato a iniziative di comunicazione, più che a strategie strutturate. Solo il 7% degli istituti ha un rating ESG e collabora con un’agenzia di rating indipendente. Un divario significativo rispetto al 100% delle banche quotate che pubblicano policy sui diritti umani o si dotano di strumenti di misurazione.

Prospettive e pressioni esterne

Nonostante il quadro poco incoraggiante, Standard Ethics individua una possibile evoluzione positiva. Le crescenti richieste di trasparenza da parte dei clienti e il confronto con concorrenti più strutturati potrebbero spingere il settore a rafforzare le competenze interne e adottare policy più concrete.

La decisione dell’UE di posticipare alcuni obblighi di rendicontazione rende ancora più urgente l’allineamento volontario agli standard internazionali, anche attraverso un dialogo più costante con agenzie di rating indipendenti.

Gli istituti analizzati

Tra le banche non quotate oggetto del report figurano nomi come Banca Sella, Banca Popolare Etica, Banca del Piemonte, Cassa di Risparmio di Asti, Imprebanca, Vivibanca e molte altre realtà territoriali o specializzate. I dettagli sui singoli risultati, però, non sono stati resi pubblici.