La transizione energetica ridisegna il potere globale: dalla Cina all’Europa, l’elettricità diventa il nuovo strumento geopolitico. L’analisi di Giuliano Noci su Il Sole 24 Ore

Nel suo editoriale su Il Sole 24 Ore del 4 novembre 2025, Giuliano Noci descrive con lucidità questa trasformazione: «C’è un nuovo Prometeo sul monte dell’economia mondiale. Non ruba il fuoco agli dèi: lo produce in serie, lo confeziona in pannelli e lo vende al miglior offerente». Quel Prometeo moderno è la Cina, che con 236 gigawatt di pannelli solari esportati nel 2024 e investimenti in clean tech pari a un terzo del totale globale, è diventata — scrive Noci — «il primo vero elettro-Stato della storia».

Il ragionamento è chiaro e dirompente: l’elettricità non è più solo una risorsa, ma una forma di potere geopolitico. Controllare le catene di fornitura del fotovoltaico, dell’eolico e delle batterie significa oggi ciò che un tempo significava controllare il petrolio. Con una differenza decisiva: chi domina l’elettrone non solo alimenta il mondo, ma lo connette e lo modella. Mentre Pechino corre, gli Stati Uniti riscoprono la retorica del “patriottismo energetico”, tornando a trivelle e carbone. L’Europa, invece, resta in bilico tra leadership normativa e fragilità industriale: produce oltre metà della sua elettricità da fonti rinnovabili, ma fatica a tradurre questa posizione in una forza produttiva e tecnologica globale. Per Noci, la sfida dei prossimi anni è evidente: non basta regolare la transizione, bisogna guidarla. La Cina ha già tracciato la sua “via della seta elettrica”, un modello che fonde energia pulita e diplomazia economica. L’Europa deve decidere se rimanere spettatrice o tornare protagonista, con una strategia industriale capace di rendere la sostenibilità un vantaggio competitivo.

Come conclude Noci: «Oggi il fuoco non brucia, illumina. E chi controlla la luce, detta le regole del buio». Una frase che riassume il cuore del nuovo equilibrio mondiale: la sovranità energetica è ormai la vera sovranità politica.