Cresce la tensione tra Stati Uniti e Unione Europea

Si riaccende il confronto tra Stati Uniti e Unione Europea sulla questione dei dazi. Il nodo centrale: evitare nuove tariffe punitive sulle esportazioni europee verso gli USA. A pochi giorni dall’inizio di agosto – data in cui potrebbero scattare nuove misure – le diplomazie corrono ai ripari. Il commissario europeo al Commercio Maroš Šefčovič è volato a Washington per incontrare i rappresentanti del governo statunitense, nel tentativo di raggiungere un’intesa ed evitare una nuova escalation.

L’UE chiede negoziati seri, ma Washington resta rigida

Francia e Germania hanno spinto per un confronto diretto, chiedendo “negoziati seri e mirati”. Ma dagli USA non arrivano segnali distensivi. La posizione europea, come sottolineato da Šefčovič, è chiara: si punta a una “soluzione negoziata ed equa”, ma se così non sarà, Bruxelles è pronta a reagire con contromisure. La Commissione Europea ribadisce che tutte le opzioni sono sul tavolo, ma il rischio di una guerra commerciale è concreto.

I dazi USA potrebbero colpire duro: farmaci e semiconduttori nel mirino

Le nuove tariffe minacciate dagli Stati Uniti – in particolare sui farmaci europei e sui semiconduttori – rappresentano una vera e propria bomba a orologeria per l’export dell’UE. A partire dal 1° agosto, i prodotti europei potrebbero subire un aumento tariffario fino al 30%, con ripercussioni gravi su intere filiere produttive. L’eventualità è tutt’altro che remota: si parla di ritorsioni su farmaci con dazi fino al 200%, una misura che danneggerebbe aziende europee e metterebbe a rischio la cooperazione sanitaria e scientifica transatlantica.

Gli effetti economici: miliardi in gioco

I dazi rappresentano, di fatto, una nuova tassa sulle imprese e sui consumatori europei. Le tariffe americane vanno a colpire direttamente le imposte sulle persone fisiche, sui prodotti e sulle aziende. Solo nel primo semestre del 2025, gli USA hanno incassato oltre 108 miliardi di dollari grazie a imposte doganali e fiscali, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una strategia che si traduce in forti incassi per il Tesoro americano, ma in perdite significative per le imprese europee.

Trump minaccia e poi si corregge: ma l’instabilità resta

A complicare il quadro, le dichiarazioni dell’ex presidente Donald Trump. Prima ha minacciato di licenziare il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, per via delle politiche monetarie, poi ha fatto marcia indietro. Un comportamento che alimenta incertezze e volatilità sui mercati e rischia di compromettere la stabilità dei rapporti economici tra le due sponde dell’Atlantico.

Perché l’Europa non può permettersi un’escalation

Un’escalation commerciale con Washington avrebbe ricadute dirette su occupazione, investimenti e crescita in Europa. I dazi colpirebbero settori strategici come quello farmaceutico, tecnologico e manifatturiero, aumentando i costi e frenando l’export. L’UE prova a mantenere il dialogo aperto, ma si prepara anche a reagire. Nei prossimi giorni, la finestra per un accordo si stringe. E l’Europa non può permettersi passi falsi.