Nel 2024 l’Unione europea ha voltato pagina sulle regole fiscali, inaugurando una nuova stagione all’insegna della “sostenibilità del debito”. Non più vincoli rigidi e uguali per tutti, ma percorsi su misura basati sull’analisi della capacità dei singoli Paesi di gestire il proprio debito nel tempo. L’Italia, con un rapporto debito/PIL tra i più alti dell’eurozona, è chiamata a dimostrare di saper coniugare rigore e crescita, taglio degli squilibri e investimenti produttivi. Al centro del nuovo impianto c’è la Debt Sustainability Analysis, una simulazione tecnica che guiderà i governi nella costruzione dei bilanci pubblici dei prossimi anni. La qualità della spesa, l’impatto delle riforme, la coerenza con gli obiettivi climatici e il PNRR diventano così parametri politici e finanziari imprescindibili. La Corte dei conti, nella Relazione sul rendiconto 2024, richiama il governo alla responsabilità: la finanza pubblica non è più solo contabilità, ma anche visione strategica.

Il cambio di paradigma nella governance fiscale europea

Secondo quanto descritto dai magistrati contabili, nel 2024, l’architettura della governance economica europea ha subito un profondo ripensamento. Dopo oltre un decennio di dibattito, il quadro delle regole fiscali dell’Unione europea è stato riformato, segnando un cambio di paradigma nella gestione della finanza pubblica. Il cuore di questa riforma è l’adozione, da parte della Commissione europea, del nuovo approccio basato sulla sostenibilità del debito, attraverso l’introduzione della Debt Sustainability Analysis (DSA) come strumento guida per la sorveglianza di bilancio e l’impostazione delle traiettorie di rientro del disavanzo.

Dalle regole rigide agli aggiustamenti su misura

A differenza del precedente impianto – fortemente incentrato su parametri rigidi e uniformi come il deficit al 3% del PIL e il debito al 60% – il nuovo modello propone percorsi di aggiustamento differenziati per Paese, costruiti in base alla posizione iniziale del debito e ai rischi di insostenibilità futura. In questo contesto, l’Italia – con un debito pubblico che supera il 137% del PIL – si trova tra i Paesi a rischio “elevato” e sarà soggetta a un monitoraggio particolarmente stringente da parte delle istituzioni comunitarie.

Non solo conti: il peso della qualità della spesa

Il principio cardine della riforma è che la sostenibilità del debito non dipende solo dalla dimensione del disavanzo o dall’entità dello stock di debito, ma anche dalla qualità della spesa e dalla capacità dello Stato di crescere in modo stabile e duraturo. Per questo, le nuove regole affiancano agli obiettivi di consolidamento fiscale l’impegno a realizzare investimenti pubblici strategici e riforme strutturali, in grado di potenziare il PIL potenziale e sostenere la transizione green e digitale.

Come funziona la nuova Debt Sustainability Analysis

La Debt Sustainability Analysis elaborata dalla Commissione si basa su una pluralità di scenari macroeconomici e fiscali a medio-lungo termine, con orizzonti di previsione fino a dieci anni. Essa valuta il percorso del rapporto debito/PIL simulando diverse ipotesi di crescita, tassi di interesse, saldo primario e shock esogeni, allo scopo di determinare se il debito di un Paese è destinato a stabilizzarsi, diminuire o divergere. In base all’esito dell’analisi, ogni Stato membro riceve dalla Commissione una proposta di piano nazionale di bilancio a quattro anni (prorogabile a sette), che definisce un percorso di spesa compatibile con la riduzione del debito e con il mantenimento di margini di investimento.

Il caso italiano: una doppia sfida tra rigore e sviluppo

Nel caso italiano, il governo è chiamato a conciliare due esigenze apparentemente in tensione: da un lato, garantire un progressivo miglioramento del saldo primario strutturale e ridurre il peso del debito sul PIL; dall’altro, sostenere la crescita economica attraverso investimenti pubblici netti positivi, soprattutto in infrastrutture, sanità, scuola, energia e digitalizzazione. Da qui, la crescente attenzione per la composizione della spesa pubblica, che dovrà essere orientata alla produttività, alla resilienza e alla sostenibilità ambientale e sociale.

Coerenza con il PNRR e gli obiettivi climatici

Inoltre, un altro elemento chiave del nuovo assetto è l’obbligo di coerenza tra le politiche di bilancio e gli impegni assunti in ambito europeo, in particolare con il PNRR e con gli obiettivi climatici al 2030 e al 2050. Ciò significa che la valutazione della Commissione non si limiterà più a parametri contabili astratti, ma considererà anche la capacità dello Stato di rispettare le riforme e gli investimenti previsti dai piani nazionali. La sostenibilità del debito pubblico, quindi, diventa una questione multi-dimensionale, legata alla solidità delle istituzioni, alla governance del bilancio, all’efficienza della spesa e all’effettiva realizzazione delle politiche pubbliche.

Una responsabilità rafforzata per l’Italia

Nel quadro descritto, la Corte dei conti sottolinea che la nuova cornice europea apre importanti opportunità per l’Italia, ma comporta anche una responsabilità rafforzata nella pianificazione della spesa e nella trasparenza dei conti. È essenziale dotarsi di strumenti previsionali più robusti, rafforzare la capacità amministrativa di attuare riforme complesse e garantire un monitoraggio continuo dei saldi pubblici anche a livello infra-annuale. In questo senso, l’integrazione tra la programmazione finanziaria nazionale e gli strumenti europei di sorveglianza rappresenta una sfida strategica per il prossimo decennio.

Verso una finanza pubblica sostenibile nel tempo

In conclusione, la sostenibilità del debito pubblico, così come definita dalle nuove regole UE, non è più solo una variabile da contenere, ma diventa il risultato di un equilibrio virtuoso tra prudenza fiscale, investimenti intelligenti, politiche di crescita e visione di lungo periodo. Una sfida complessa, ma decisiva per il futuro dell’economia italiana ed europea.