Una crescita che non basta

C’è un miglioramento, ma il ritmo resta deludente. La presenza delle donne ai vertici della finanza mondiale continua ad aumentare, ma con lentezza esasperante. L’annuale rapporto dell’OMFIF (Official Monetary and Financial Institutions Forum) fotografa una realtà ancora molto lontana da un’effettiva parità. Le donne occupano oggi solo il 16% delle posizioni dirigenziali in banche centrali, fondi pensione, istituti di credito e fondi sovrani: un record storico, sì, ma ottenuto a piccoli passi.

Solo un quarto nei ruoli chiave

Il problema non è solo quantitativo. A mancare è soprattutto la presenza femminile nei ruoli chiave per la generazione di ricavi, quelli che realmente spalancano la porta alla leadership. Qui la quota femminile si ferma al 26%, segnando uno degli ostacoli più concreti all’avanzamento di carriera. È una lacuna che svela una realtà strutturalmente squilibrata, dove l’accesso al potere economico resta ancora in buona parte prerogativa maschile.

Qualche segnale positivo

Non mancano però le eccezioni. Tre istituzioni — Banco Central de Chile, Ontario TeachersPension Plan e Norges Bank Investment Management — hanno ottenuto per la prima volta un punteggio perfetto nell’indice GBI (Gender Balance Index), raggiungendo la piena parità di genere secondo gli standard dell’OMFIF.

Un altro caso emblematico è quello della Bank of Thailand, passata in un anno dal 65° al 3° posto grazie a due nomine strategiche di vice governatrici e a un miglior equilibrio di genere nei dipartimenti, dove ora le donne rappresentano il 51% della leadership.

Banche centrali ferme al palo

A fronte di progressi in alcune aree, altrove la situazione ristagna. Nel 2024, solo il 12% delle nuove nomine ai vertici delle banche centrali ha riguardato donne: la percentuale più bassa degli ultimi tre anni. E mentre il numero totale di governatrici nel mondo raggiunge il record di 30, il ricambio generazionale non sembra favorire un’accelerazione.

Nell’Eurosistema, ad esempio, tutti i 20 governatori sono uomini, anche se sette nomine dovranno essere rinnovate nel 2025. La speranza di una svolta è tutta lì, ma resta solo potenziale.

Fondi sovrani in prima linea, ma non basta

I fondi sovrani sono il settore che mostra i progressi più marcati, soprattutto nei mercati emergenti. Oltre il 25% ha ottenuto punteggi superiori a 70, e per la prima volta due fondi del Medio Oriente e Nord Africa si collocano tra i primi 10. Tuttavia, 13 fondi sovrani non hanno alcuna presenza femminile nei ruoli C-level.

Anche nelle banche commerciali, quasi la metà degli istituti analizzati non ha nemmeno una donna nel team di executive. Un dato che contrasta con i principi tanto sbandierati di finanza sostenibile, che dovrebbe includere la parità di genere come obiettivo centrale.

Finanza sostenibile, ma per chi?

Il vero nodo è questo: possiamo davvero parlare di finanza sostenibile se il sistema continua a escludere le donne dai vertici? La sostenibilità non può essere solo ambientale o economica. Deve includere anche lequità e linclusione. E su questo fronte, il cammino è ancora lungo.

Finché la leadership finanziaria resterà in mano a una sola parte della popolazione, sarà impossibile parlare di un modello equo, etico e duraturo. La vera sfida è cambiare le regole del gioco, non solo aggiustare le statistiche.