Conti virtuali, istituti online e IMEL: apertura facilissima, rischi altrettanto veloci

Nell’era digitale, le banche online e gli Istituti di Moneta Elettronica (IMEL) sono sempre più utilizzati per aprire conti in modo rapido e semplificato: pochi click, documenti via smartphone, video di riconoscimento. Spesso senza contatti diretti allo sportello. Ma questi vantaggi stanno diventando anche una via d’ingresso per operazioni sospette. Dopo la creazione del conto, basta un deposito — anche dall’estero — e un prelievo per rendere “liquido” il denaro, mentre svuotarlo è altrettanto semplice.

Autorità, vigilanza e sanzioni in crescita

La Banca d’Italia e altri organi di vigilanza hanno individuato diverse carenze: trasparenza, identificazione dei clienti, monitoraggio delle operazioni. Sono emerse anomalie nei cosiddetti onboarding, cioè nei processi tramite cui si registrano nuovi utenti, in particolare quando gli istituti non hanno filiali fisiche in Italia e operano dall’estero. Le multe non mancano: autorità tedesche (BaFin), lituane e italiane hanno sanzionato vari operatori per violazioni delle normative antiriciclaggio e per scarsa chiarezza nella gestione delle transazioni elettroniche.

Il ruolo ambivalente degli IMEL e dei prestanome

Negli accertamenti risulta che alcuni IMEL sono usati come “prestanome”: identificano clienti solo in modo formale, permettono al denaro sospetto di circolare tramite conti italiani, prepagate o bonifici, per poi renderlo disponibile con un semplice prelievo. Un caso esemplare è quello della “Trustcom Financial Uab”, attiva in Italia senza filiali fisiche: i suoi circuiti avrebbero permesso di ricevere fondi da clienti, trasferirli, occultarli e riciclarli attraverso operazioni apparentemente ordinarie.

Norme vigenti e nuove direttive AML in arrivo

La normativa italiana già prevede regole severe per IMEL e istituti di pagamento. Per esempio, gli IMEL devono iscriversi in appositi albi e rispettare requisiti patrimoniali, organizzativi e di trasparenza. Inoltre, nel dicembre 2024 Banca d’Italia e UIF hanno fornito indicazioni specifiche per i prestatori di servizi di pagamento che impiegano IBAN virtuali (vIBAN), strumenti che permettono di creare conti collegati a master account ma caratterizzati da un codice IBAN “multiplo” o virtuale. Questo fenomeno comporta rischi maggiori per riciclaggio e finanziamento del terrorismo, in quanto rende più complicato tracciare i flussi di denaro. Recenti direttive europee (tra cui il Regolamento AML UE 2024/1624 e la VI Direttiva antiriciclaggio) includono definizioni e obblighi espliciti per prodotti come vIBAN e modelli di business particolarmente esposti.

Sfide da affrontare: trasparenza, tracciabilità e reputazione

Le sfide per il futuro restano significative. L’identificazione del titolare effettivo dei conti, soprattutto quando si tratta di clienti stranieri o società con sede all’estero, è ancora un nodo complesso. Anche il monitoraggio dei flussi sospetti richiede protocolli sempre più sofisticati, in grado di individuare ricariche anomale, bonifici ripetuti o prelievi improvvisi. A questo si aggiunge la difficoltà di coordinamento normativo e investigativo: i conti virtuali e gli IMEL operanti con riferimenti esteri rischiano infatti di eludere non solo il fisco italiano, ma anche i controlli delle autorità indipendenti, rendendo la trasparenza e la tracciabilità dei flussi di denaro la vera sfida da vincere per il sistema finanziario.