Rossi: «Le criptovalute sono un incantesimo collettivo destinato a svanire»
Per Salvatore Rossi, economista ed ex direttore generale della Banca d’Italia, le criptovalute non rappresentano il futuro della finanza ma un’illusione destinata a dissolversi. Durante l’evento “Tuttosoldi – Festa dell’educazione finanziaria”, organizzato da La Stampa al Collegio Carlo Alberto di Torino, Rossi si confronterà sul tema con l’ad e cofondatore di CheckSig Ferdinando Ametrano. Intanto, lancia un monito chiaro proprio dalle pagine della Stampa, invitando soprattutto i più giovani a non lasciarsi sedurre dal miraggio dei guadagni facili.

Un fenomeno speculativo senza basi reali
Secondo Rossi, Bitcoin e le altre criptovalute sono “fiches di un gioco d’azzardo”: strumenti privi di un’emittente e di un valore intrinseco, la cui esistenza dipende esclusivamente dalla fiducia collettiva di chi le acquista. «Finché le persone ci credono, il valore sale — osserva l’economista — ma quando l’incantesimo si spegnerà, resterà solo carta straccia». Un sistema, dunque, basato su una scommessa autoriferita, in cui la crescita dei prezzi si alimenta unicamente con l’aspettativa che altri continueranno a comprare.
Una bolla pronta a scoppiare?

Per l’economista, la diffusione delle criptovalute è frutto di una fase storica di transizione: i pagamenti digitali stanno progressivamente sostituendo il contante e molti cittadini, attratti dalla novità tecnologica, hanno scelto di puntare su valute digitali non regolamentate. Tuttavia, avverte, il rischio di un crollo improvviso non è remoto. Se venisse meno la fiducia globale che ne sostiene il valore, l’impatto sulla finanza mondiale potrebbe essere severo. Da qui la definizione che Rossi dà del fenomeno: una “bolla” e un “incantesimo collettivo” che prima o poi finirà per sgonfiarsi.
L’euro digitale come alternativa sicura
L’economista individua una via d’uscita nella creazione di strumenti digitali pubblici e regolamentati, come l’“euro digitale” su cui la Banca Centrale Europea sta lavorando. A differenza delle criptovalute, spiega Rossi, una moneta digitale emessa da un soggetto pubblico offrirebbe garanzie di legalità, stabilità e fiducia. Un passo necessario per accompagnare la digitalizzazione dei pagamenti senza esporre i cittadini ai rischi della speculazione privata.
Educazione finanziaria per le nuove generazioni
Il fascino esercitato dalle criptovalute sui giovani, secondo Rossi, deriva anche da un vuoto culturale. La finanza fa sempre più parte della nostra vita, ma non viene insegnata nelle scuole, è questo il concetto espresso dall’ex numero uno Bankitalia, che sottolinea l’urgenza di introdurre programmi di educazione finanziaria sin dall’età scolare: solo una maggiore consapevolezza, infatti, può aiutare le nuove generazioni a distinguere tra innovazione autentica e abbagli del mercato.







