Un passo indietro che pesa. L’alleanza Onu delle banche, la Net-Zero Banking Alliance (Nzba), ha deciso di allentare gli impegni presi nell’ambito dell’Accordo di Parigi, rinunciando al vincolo del contenimento del riscaldamento globale entro 1,5°C. Una svolta che segna un indebolimento della finanza sostenibile su scala globale.

A guidare il cambio di rotta sono state alcune tra le più grandi banche mondiali – da Bank of America a JP Morgan, passando per Goldman Sachs, Citigroup e Wells Fargo – che, ormai da mesi, lamentavano una eccessiva rigidità nei requisiti climatici. Il risultato è stato un pacchetto di modifiche che rende meno vincolanti gli obiettivi climatici, introducendo maggiore flessibilità nei percorsi di decarbonizzazione.

Secondo il nuovo quadro strategico, le banche aderenti potranno adottare anche scenari meno ambiziosi, purché restino “in linea” con il mantenimento delle temperature sotto i 2°C, abbandonando il riferimento esplicito alla soglia di 1,5°C. Viene inoltre lasciata alle singole banche la libertà di definire le proprie strategie, che non dovranno più essere vincolate a target quinquennali o limiti stringenti per i settori più inquinanti.

A determinare questo cambio di passo – sostenuto da oltre due terzi dei membri dell’alleanza – sono state anche le crescenti difficoltà regolatorie, le tensioni geopolitiche e i ritardi nei settori chiave come costruzioni e aviazione. Ma il rischio, denunciano molti osservatori, è quello di un arretramento collettivo nella lotta contro il cambiamento climatico.

Molti istituti finanziari hanno già iniziato a ridefinire i propri target: Morgan Stanley ora punta a contenere il riscaldamento entro 1,7°C, mentre Wells Fargo ha sospeso del tutto l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050.

Un segnale d’allarme, in un momento in cui l’urgenza climatica richiederebbe tutt’altro passo.