Il tetto dei sei mesi è incostituzionale

La Corte costituzionale ha bocciato il limite massimo di sei mensilità di indennizzo per i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese con meno di 16 dipendenti. Secondo la sentenza n. 118 del 2025, questo tetto viola i principi di adeguatezza, congruità e personalizzazione del risarcimento, impedendo al giudice di valutare caso per caso la gravità della condotta datoriale.

Il ruolo del giudice e l’effetto deterrente

La Consulta ha sottolineato che un limite fisso e invalicabile svuota di efficacia la funzione deterrente dell’indennità e non consente di tutelare realmente il lavoratore danneggiato. È quindi necessaria una nuova normativa che dia al giudice più margine di valutazione, anche per garantire equità nei casi più gravi.

Una legge da riscrivere

La Corte auspica un intervento legislativo per aggiornare le norme sui licenziamenti nelle micro e piccole imprese. Ricorda che, sia in ambito europeo sia nella normativa italiana, il numero dei dipendenti non può essere l’unico indicatore della forza economica di un’azienda, né della sua capacità di affrontare un risarcimento.

Il referendum del 2024 aveva già sollevato il problema

La decisione dà ragione, almeno in parte, ai promotori del referendum del giugno 2024, in particolare alla Cgil, che chiedeva di abrogare l’articolo 8 della legge 604/1966 per ampliare le tutele ai lavoratori delle imprese sotto i 16 dipendenti. Il quesito non superò il quorum, ma la Consulta conferma che il tema resta centrale per l’equilibrio tra libertà d’impresa e diritti dei lavoratori.

I timori delle imprese: “A rischio la tenuta economica”

Preoccupata la reazione di Unimpresa, secondo cui la sentenza introduce un principio di tutela individuale, ma potrebbe causare gravi ripercussioni sul sistema produttivo. Un’azienda con pochi dipendenti e fatturati limitati — avverte l’associazione — potrebbe trovarsi a pagare risarcimenti tra 30.000 e 40.000 euro, con il rischio di dover indebitarsi, vendere asset o chiudere l’attività.

Un tessuto fragile fatto di microimprese

In Italia operano oltre 4,1 milioni di microimprese, che rappresentano il 94,8% del totale delle aziende attive. Danno lavoro a circa 7,7 milioni di persone, cioè quasi la metà degli occupati privati. Secondo Unimpresa, la maggior parte lavora con margini operativi molto ridotti e una liquidità che garantisce appena tre mesi di sopravvivenza in caso di crisi.