La Legge di bilancio 2026, secondo la bozza che circola in questi giorni, introduce un pacchetto di misure che rafforza l’impegno del governo sulla sostenibilità ambientale, la finanza responsabile e la transizione energetica. È un tassello importante nel percorso di allineamento dell’Italia agli obiettivi europei di neutralità climatica, ma anche un segnale politico: la sostenibilità non è più un vincolo, bensì una leva di politica industriale. Tra incentivi fiscali, fondi dedicati e nuovi strumenti di finanziamento, le risorse destinate a interventi “green” e a iniziative ESG superano complessivamente 1 miliardo di euro nel triennio 2026-2028.

Super-ammortamento con premio green
La misura più rilevante resta quella legata al nuovo super-ammortamento per investimenti in beni strumentali, che prevede una maggiorazione delle quote deducibili fino al 220% per le imprese che scelgono la via della sostenibilità. Per ottenere il livello massimo dell’incentivo, le aziende dovranno dimostrare – attraverso certificazioni energetiche o audit ambientali – una riduzione dei consumi pari almeno al 3% della struttura produttiva o al 5% dei processi industriali. La norma premia in particolare i progetti che integrano impianti di autoproduzione da fonti rinnovabili, come fotovoltaico e sistemi di accumulo, anche tramite contratti con Energy Service Company (ESCo), in linea con i criteri della tassonomia europea. È previsto che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica definisca, insieme al Mimit e al Mef, le modalità di attuazione e i tetti di spesa ammissibili per kW installato e per kWh di capacità di storage. In termini economici, per un investimento da 1 milione di euro in macchinari o impianti energetici, il beneficio fiscale può superare 500mila euro nell’arco dell’ammortamento. Un incentivo “a costo zero” per il bilancio statale, ma che mobilita capitali privati verso tecnologie pulite e processi efficienti.

Turismo ESG e transizione verde delle filiere
Un’altra novità riguarda il comparto del turismo, dove per la prima volta una legge di bilancio introduce in modo esplicito il riferimento ai criteri ESG come condizione per accedere ai contributi pubblici. La manovra stanzia 50 milioni di euro all’anno nel triennio 2026-2028 per finanziare progetti di digitalizzazione, sostenibilità e destagionalizzazione dell’offerta turistica, con priorità per le imprese che adottano modelli di gestione ambientale certificati (EMAS, ISO 14001) o che investono in strutture a basso impatto energetico. La misura, gestita dal Ministero del Turismo, ha una duplice finalità: sostenere la ripresa di un settore che vale oltre il 10% del PIL nazionale e accelerarne la trasformazione verso standard ambientali più rigorosi. L’inserimento dei criteri ESG nei bandi rappresenta un passo culturale prima ancora che normativo, spingendo gli operatori a misurare la sostenibilità delle proprie attività come elemento di competitività e reputazione.

Fondo sociale per il clima e lotta alla povertà energetica
Sul fronte sociale e ambientale, la manovra recepisce il Regolamento europeo 2023/955, istituendo anche in Italia il Fondo sociale per il clima, destinato a finanziare misure di contrasto alla povertà energetica e a sostenere la transizione verde delle famiglie vulnerabili. Il fondo, alimentato da risorse europee, servirà a promuovere interventi di efficientamento energetico degli edifici, mobilità sostenibile e riduzione del consumo di combustibili fossili nelle aree urbane più fragili. Le amministrazioni locali potranno presentare piani integrati di intervento, in coerenza con i Programmi operativi regionali e con le linee guida del Piano nazionale energia e clima. È prevista la partecipazione anche di banche e intermediari finanziari, in ottica di finanza sostenibile pubblico-privata, per moltiplicare l’impatto delle risorse stanziate.

Il legame con la finanza sostenibile
La manovra non si limita alle misure dirette, ma apre la strada a un maggiore coinvolgimento della finanza privata nei progetti green. Le norme su ammortamenti e fondi di filiera, infatti, sono strutturate in modo da generare flussi di investimento bancabili, coerenti con la tassonomia UE e con i criteri di rendicontazione ESG previsti dalla direttiva CSRD. Per gli istituti di credito e le società di gestione, questo significa poter classificare una parte crescente del proprio portafoglio come “sostenibile”, migliorando il profilo di rischio e la valutazione prudenziale. Secondo stime del Centro studi Unimpresa, gli incentivi fiscali e i fondi green del 2026 potranno attivare oltre 8 miliardi di euro di nuovi investimenti privati, tra industria, energia e servizi.

Un passaggio di maturità
Nel complesso, la Legge di bilancio 2026 segna un passaggio di maturità nella politica industriale italiana: la sostenibilità non è più trattata come un capitolo separato, ma come criterio trasversale di allocazione delle risorse pubbliche. Il linguaggio ESG entra nei testi di legge con un peso crescente, accompagnato da procedure di rendicontazione e da incentivi economici concreti. Resta da verificare la capacità di attuazione: i decreti attuativi e le piattaforme di accesso dovranno essere rapidi e trasparenti per non rallentare gli investimenti. Ma la direzione è tracciata. Dopo anni di interventi frammentati, la manovra 2026 avvicina l’Italia a un modello di finanza pubblica sostenibile, in cui la crescita economica e la transizione ambientale non sono più in contraddizione, bensì parte dello stesso percorso di modernizzazione.

Dalla bozza della “Legge di Bilancio 2026” emergono tre aree di intervento che collegano in modo diretto ESG, ambiente e finanza sostenibile:

1. Super-ammortamento e transizione ecologica (Art. 95)
La norma riconosce una maggiorazione dell’ammortamento fino al 220% per gli investimenti che comportano una riduzione dei consumi energetici di almeno il 3% della struttura produttiva o del 5% dei processi industriali. Sono ammessi gli impianti per autoproduzione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico, storage, sistemi di accumulo) e i progetti di efficienza energetica realizzati tramite Energy Service Company (ESCo) con contratti EPC. Il decreto attuativo sarà emanato di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, a conferma dell’impostazione “green” dell’incentivo.

2. Turismo sostenibile ed ESG (Art. 99)
Nell’ambito degli interventi strategici per le filiere del turismo, la legge inserisce espressamente il riferimento ai criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) come requisito per accedere ai contributi. Sono previsti 50 milioni di euro all’anno per il triennio 2026-2028 per sostenere investimenti che favoriscano destagionalizzazione, digitalizzazione e sostenibilità ambientale, compreso il turismo sostenibile. Si tratta della prima volta in cui il parametro ESG entra in modo esplicito in una norma di bilancio legata al settore turistico.

3. Fondo sociale per il clima e contrasto alla povertà energetica (Art. 15, parte finale)
La manovra integra le disposizioni del Regolamento (UE) 2023/955 istituendo il Fondo sociale per il clima, destinato a finanziare interventi per la riduzione della povertà energetica e la transizione verde delle famiglie vulnerabili. Le risorse potranno essere utilizzate per progetti di mobilità sostenibile, efficientamento energetico e contrasto al disagio abitativo, in linea con i piani europei di neutralità climatica.