Zuckerberg sotto accusa: 8 miliardi in gioco per lo scandalo Cambridge Analytica
Mark Zuckerberg e altri dirigenti di Meta sono al centro di una class action da 8 miliardi di dollari avviata da investitori e fondi pensione. Il processo, in corso presso la Corte della Cancelleria del Delaware, nasce dal caso Cambridge Analytica, uno dei più gravi scandali legati alla privacy nella storia del digitale.
Il cuore dello scandalo
Cambridge Analytica, la società britannica legata a Steve Bannon, ottenne nel 2016 i dati personali di 87 milioni di utenti Facebook attraverso una app-trappola. Questi dati furono utilizzati per influenzare il voto durante la campagna presidenziale di Trump.
Accuse agli ex vertici di Meta
Gli azionisti sostengono che Meta abbia nascosto i rischi legati alla privacy, violando un accordo con la Federal Trade Commission del 2012, che vietava la condivisione di dati senza consenso. La società avrebbe continuato a monetizzare i dati sensibili anche dopo quell’intesa.
Multe record e responsabilità
Meta ha già pagato 5,1 miliardi di dollari alla Ftc, la multa più alta mai imposta dall’autorità americana per violazioni della privacy. A questa si aggiungono sanzioni europee e un accordo da 725 milioni con gli utenti. Gli azionisti chiedono che siano i dirigenti, e non l’azienda, a rispondere delle conseguenze.
Prime testimonianze
Il professor Neil Richards ha sostenuto che Facebook forniva “informazioni fuorvianti sulla privacy”, ma ha ammesso di non poter confermare la violazione formale dell’accordo Ftc. In difesa, l’ex consigliere Jeffrey Zients ha dichiarato che la privacy era una priorità, pur ammettendo la necessità di un compromesso legale.
Zuckerberg e Thiel in aula
Nei prossimi giorni sono attese le testimonianze chiave di Mark Zuckerberg, Peter Thiel, Sheryl Sandberg e altri membri del board. La giudice Kathaleen McCormick, nota per aver annullato il maxi compenso di Elon Musk, prenderà una decisione solo nei prossimi mesi.







