Il Mezzogiorno corre più del Nord

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sta dando una forte spinta al mercato del lavoro nel Sud Italia. Secondo le nuove stime di IFEL-ANCI, entro il 2026 l’impatto occupazionale del PNRR nel Mezzogiorno sarà superiore del 65% rispetto al Nord. Un dato sorprendente, soprattutto considerando il gap storico tra le due aree del Paese.

Boom occupazionale nel secondo trimestre

Già nel secondo trimestre del 2025, l’Istat ha certificato una crescita dell’occupazione nel Mezzogiorno al 20,1%, un valore superiore a quello registrato in altre aree europee. Questo risultato è stato celebrato come un traguardo importante anche dal Governo, in particolare dalla premier Giorgia Meloni, che ha sottolineato il potenziale del PNRR per colmare le disuguaglianze territoriali.

Molise in vetta, male Bolzano

Le stime mostrano che le regioni con il maggior impatto positivo in termini di occupazione sono: Molise (+3,76%), Calabria (+2,71%), Sicilia (+2,51%). In coda, invece, troviamo Bolzano e alcune regioni del Nord come il Trentino-Alto Adige, dove l’impatto occupazionale è stato molto più contenuto.

Perché il Sud cresce di più?

Una delle chiavi è l’intensità degli investimenti del PNRR proprio nelle aree meridionali, dove le risorse sono state utilizzate con maggiore impatto grazie al “bonus coesione” e agli incentivi legati alla spesa pubblica e ai fondi europei. In particolare, il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo plus (FSE+) hanno favorito interventi mirati.

Gli effetti su PIL e finanza pubblica

L’aumento del PIL atteso grazie al PNRR è del 2,45% su base nazionale. Tuttavia, nel Mezzogiorno si stima un incremento più elevato, accompagnato da una riduzione del prodotto in volume di appena l’1,5% (contro una media nazionale del -0,7%). Segno che l’impatto nel Sud è più solido e strutturale.

Uno squilibrio che premia

Paradossalmente, lo squilibrio nella distribuzione dei fondi sta diventando un vantaggio per il Sud. A patto di rispettare gli obiettivi e i tempi previsti, questa fase di implementazione del PNRR potrebbe consolidare un nuovo equilibrio economico-territoriale. E forse, per la prima volta dopo decenni, ridurre davvero il divario Nord-Sud.