Uno sguardo al passato per capire il futuro
Le trasformazioni delle coste mondiali osservate oggi erano già state anticipate nel 2002 da un gruppo di scienziati marini. Lo conferma una nuova ricerca pubblicata sul Marine Pollution Bulletin e condotta dagli stessi autori del primo studio, tra cui Stephen Hawkins (Marine Biological Association e Università di Southampton) e Richard Thompson (Università di Plymouth), oggi considerati pionieri della biologia marina.
Le coste come sentinelle dell’oceano
Il professor Stephen Hawkins ha spiegato: «Le nostre coste sono sentinelle dell’oceano globale e, per molte persone, la loro finestra su ciò che accade nei nostri mari. Proteggere la loro salute è essenziale, ma si trovano costantemente ad affrontare molteplici minacce provenienti dalla terraferma, dal mare e dai cambiamenti ambientali. I nostri due studi hanno dimostrato che è possibile prevedere alcune delle sfide che il pianeta potrebbe affrontare in futuro e identificare i modi in cui affrontarle. Tuttavia, ci saranno sempre cose che non possiamo prevedere, e cose che non si materializzeranno come gli scienziati potrebbero aspettarsi, e trovare un equilibrio sarà sempre fondamentale per ridurre al minimo l’impatto che abbiamo sul nostro pianeta».
Più consapevolezza, ma le sfide restano
Anche il professor Richard Thompson, nominato tra le 100 persone più influenti al mondo per il 2025 dalla rivista Time, ha commentato: «Nell’ultimo quarto di secolo, la maggior parte del mondo è diventata più consapevole delle minacce che affliggono il nostro pianeta. Le domande chiave sono sempre state incentrate sul modo migliore per affrontarle. Gli scienziati marini hanno dimostrato che una combinazione di azioni globali e locali può portare a un cambiamento positivo: il successo del divieto del tributilstagno (Tbt) da parte dell’Organizzazione Marittima Internazionale nel 2003 ne è un esempio significativo. Mentre proseguono le discussioni internazionali su fattori come il Trattato globale sulle materie plastiche e i modi più efficaci per ridurre il riscaldamento globale, è importante riconoscere i successi ambientali del passato e costruire su di essi».
Previsioni giuste e sbagliate
Tra i cambiamenti previsti correttamente nel 2002: la diminuzione delle fuoriuscite di petrolio, il maggiore sfruttamento delle coste rocciose, la redistribuzione di specie non autoctone, l’aumento dei sedimenti fluviali in mare, così come la crescita delle difese costiere per contenere mareggiate e innalzamento dei mari. Gli studiosi hanno, però, sottovalutato l’impatto ecologico delle strutture di difesa costiera sugli ecosistemi. Sovrastimando, invece, fenomeni come la diffusione dell’acquacoltura e i danni dell’eolico offshore.







