Un sistema che premia solo una parte
I dati dell’ultimo monitoraggio dell’INPS parlano chiaro: le pensioni italiane crescono, ma non per tutti allo stesso modo. Mentre l’importo medio per gli uomini sale a 1.486 euro mensili, quello delle donne scende a 1.011 euro. Un divario del 32% che non solo si amplia rispetto all’anno precedente (quando era al 29,1%), ma che rivela una profonda ingiustizia strutturale.
Questo scarto non si può ridurre a una semplice statistica: è lo specchio di un mercato del lavoro che continua a svantaggiare le donne, con carriere più discontinue, stipendi più bassi e minori opportunità di accesso ai ruoli apicali. Tutti elementi che si riflettono, inevitabilmente, sull’assegno pensionistico.
La sostenibilità dimenticata
Nel pieno di un dibattito globale sulla finanza sostenibile, che dovrebbe coniugare crescita economica, inclusione sociale e rispetto dei diritti, questi dati mettono in evidenza una mancanza etica preoccupante. La sostenibilità non può fermarsi all’ambiente o ai bilanci pubblici: deve tradursi anche in equità di trattamento tra uomini e donne, soprattutto nella fase più vulnerabile della vita, quella della pensione.
E invece il sistema previdenziale italiano continua a perpetuare disuguaglianze, rendendo la vecchiaia un rischio maggiore per chi ha lavorato di più senza essere riconosciuta adeguatamente.
Pensioni anticipate: un accesso sempre più difficile
A peggiorare il quadro, contribuiscono le nuove regole sull’uscita anticipata. Dal 2025 servono almeno 25 anni di contributi (che saliranno a 30 nel 2030) e una soglia di importo sempre più alta per accedere alla pensione in anticipo. I canali alternativi — come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale — restano attivi ma con molte limitazioni.
Il risultato? Le pensioni anticipate nel primo trimestre del 2025 sono crollate del 23% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un calo che colpisce in modo particolare le lavoratrici, più penalizzate da carriere discontinue e stipendi bassi, e quindi meno in grado di soddisfare i requisiti richiesti.
Un’occasione persa per riformare in chiave inclusiva
L’Italia sta perdendo l’occasione di ripensare il proprio sistema previdenziale secondo principi etici, inclusivi e sostenibili. Continuare a ignorare le disuguaglianze strutturali tra uomini e donne significa legittimare un modello economico miope, che non solo danneggia le persone, ma mina anche la coesione sociale e la crescita di lungo termine.
Un sistema pensionistico equo non è solo una questione di giustizia: è una componente fondamentale di una finanza davvero sostenibile.







