Nonostante la crescente digitalizzazione dei pagamenti, il contante continua a crescere come valore in circolazione nell’Eurozona. Un’analisi della Banca Centrale Europea evidenzia il cosiddetto “paradosso delle banconote”: meno usate nelle transazioni quotidiane, ma sempre più considerate rifugio sicuro nei periodi di crisi. L’articolo di Francesco Ninfole, su Milano Finanza, racconta i dati e le ragioni di questo fenomeno.
Più contanti malgrado il digitale
L’analisi Bce evidenzia il ruolo di rifugio sicuro nelle emergenze dell’Eurozona. Si tratta del paradosso delle banconote: il valore in circolazione è salito a 1.588 miliardi nonostante la quota di cash diminuisca nelle transazioni. E nelle crisi il ricorso al denaro fisico cresce ulteriormente
di Francesco Ninfole La domanda di banconote in euro è aumentata in modo rilevante e continuo negli ultimi venti anni nonostante la digitalizzazione dei pagamenti. Si tratta del cosiddetto «paradosso delle banconote»: la quota di contante nelle transazioni quotidiane nell’Eurozona è in calo, ma il valore delle banconote in circolazione è arrivato a 1.588 miliardi (da quasi 600 miliardi nel 2005), ovvero il 10,4% del pil dell’area (dal 6% di venti anni fa). È quanto emerso in un’analisi della Bce, scritta da Francesca Feaulle e Alejandro Zamora-Pérez, secondo cui il paradosso delle banconote si manifesta in forma ancora più accentuata nelle crisi.
La funzionalità offline dei contanti è di vitale importanza quando ci sono problemi nei sistemi digitali. Di fatto il contante è un rifugio sicuro e una «ruota di scorta» fondamentale nei pagamenti. Alcuni Paesi (Olanda, Austria e Finlandia) hanno persino suggerito ai cittadini di mantenere in portafoglio tra i 100 e 1000 euro per le eventuali necessità di sei giorni. Per l’Eurosistema il cash resterà centrale, mentre andranno avanti in parallelo i lavori sull’euro digitale.
L’analisi Bce in particolare ha analizzato i casi del pandemia, dell’invasione russa dell’Ucraina, della Grecia e dei blackout in Spagna e Portogallo. La pandemia a inizio 2020 ha innescato un forte aumento della domanda di banconote, a dimostrazione del ruolo cruciale del contante in un periodo di prolungata incertezza. Alla fine del 2020 l’emissione netta cumulata di banconote nell’Eurozona era cresciuta di oltre 140 miliardi di euro. È stato questo un aumento di oltre 85 miliardi di euro (+130%) rispetto all’incremento medio annuo pre-Covid (di circa 55 miliardi nel periodo 2015-19).
Questa crescita delle banconote in circolazione si è verificata nonostante il ridotto utilizzo per le transazioni quotidiane, determinato dalle preoccupazioni per la salute, dai lockdown e dal passaggio ai pagamenti online e contactless. Le persone hanno ridotto l’uso delle banconote per le transazioni ma hanno aumentato quelle come riserva di valore.
Ogni crisi ha comunque avuto un impatto differente. La guerra in Ucraina ha fatto salire la domanda di banconote soprattutto nei Paesi più vicini (Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Finlandia), dove l’emissione è salita del 36% nel primo mese di guerra. Nei blackout in Spagna e Portogallo, il cash ha evidenziato la doppia funzione di metodo di pagamento offline e riserva di valore: il 39% degli spagnoli ha mantenuto scorte a casa come precauzione.
Infine durante la crisi del debito sovrano in Grecia la maggiore incertezza dovuta agli sviluppi politici ha portato a un forte aumento della domanda di banconote con un picco di emissioni per 300 milioni di euro in un solo giorno nel giugno 2015. Secondo la Bce «il contante, in quanto unica passività della banca centrale direttamente disponibile a tutti, può svolgere il suo ruolo non solo nelle transazioni quotidiane, ma anche come pilastro fondamentale della stabilità economica e della fiducia del pubblico, in particolare quando è più necessario».







