Il valore del “piccolo è bello” nel settore bancario

In un panorama finanziario dominato da grandi istituti e processi automatizzati, realtà come Banca di Bologna evidenziano come una dimensione contenuta e un forte legame con il territorio possano tradursi in una crescita solida e sostenibile. 

Risultati finanziari che parlano chiaro

Con un bilancio che supera i 5 miliardi di euro di fondi intermediati e rischi pressoché nulli, la banca ha registrato negli ultimi anni tassi di crescita del 15-20%, raggiungendo in alcuni comuni del Bolognese quote di mercato superiori a quelle dei grandi gruppi nazionali. Questo successo è stato ottenuto senza sacrificare l’innovazione: l’offerta comprende servizi multicanale e operazioni di finanza straordinaria, grazie al supporto del Gruppo Cassa Centrale. 

Un approccio umano al rapporto gestore-cliente

Il fulcro del modello di Banca di Bologna è il rapporto gestore-cliente, basato su continuità e fiducia. Come sottolinea il direttore generale Alberto Ferrari, la banca tende a mantenere i gestori sui loro clienti per almeno cinque anni, mentre in altre realtà spesso ruotano ogni 12-18 mesi. Questa strategia punta sulla formazione di alto livello e sulla valorizzazione del capitale umano: molti gestori sono certificati EFA da oltre 15 anni, quando ancora il mercato era agli albori. 

Investire nel capitale umano per attrarre e trattenere talenti

Questo approccio ha un costo: la banca sostiene una spesa media annua per dipendente di oltre 100.000 euro, ben al di sopra della media nazionale. Tuttavia, è un investimento che genera valore. Una parte rilevante è legata al premio-risultato individuale, triplicato negli ultimi anni e oggi attorno ai 10.000 euro l’anno. Secondo Ferrari, questo coinvolge i dipendenti nella gestione e consente di attrarre e trattenere talenti. Il risultato? Oltre la metà dei dipendenti è stata inserita da giovane e ha scelto di restare, crescendo e maturando allinterno della banca stessa