Quasi 10 miliardi di euro di soldi pubblici per il green. Nel 2024 la spesa ambientale primaria dello Stato italiano ha raggiunto, infatti, i 9,38 miliardi, confermandosi una componente rilevante del bilancio pubblico e un indicatore concreto dell’impegno del Paese nella transizione ecologica. Di questo totale, 7,23 miliardi sono stati destinati a programmi con finalità ambientale primaria, ossia interventi la cui missione principale è la protezione dell’ambiente e la sostenibilità, mentre 2,15 miliardi sono afferenti a programmi con finalità ambientale secondaria, dove l’obiettivo ambientale si affianca ad altri scopi (come sviluppo industriale, infrastrutture, agricoltura). A detenere la quota di spesa più significativa, secondo la Corte dei conti, è il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), che ha assorbito oltre 4,7 miliardi di euro, pari a circa la metà della spesa ambientale complessiva. In particolare, questi fondi sono stati impiegati attraverso i principali programmi inseriti nella Missione 18 – Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente, che da sola rappresenta quasi il 94% delle risorse con finalità ambientale primaria.

I programmi finanziati: tra prevenzione, bonifiche e ricerca


Le risorse gestite dal MASE si sono concentrate su obiettivi chiave quali il contenimento dell’inquinamento atmosferico, la prevenzione del dissesto idrogeologico, la bonifica di siti contaminati, la protezione della biodiversità e il potenziamento dell’economia circolare. Tra gli interventi più rilevanti in termini finanziari si segnalano: il programma per la prevenzione e messa in sicurezza contro il rischio idrogeologico, con uno stanziamento di 666,1 milioni di euro (rispetto ai 600,1 milioni del 2023), e quello per la riduzione dell’inquinamento atmosferico, con 222,3 milioni (+30% rispetto all’anno precedente). A questi si affianca il finanziamento di attività geominerarie sicure e sostenibili (300,9 milioni), e la promozione di ricerca e innovazione tecnologica nel campo delle clean technologies, obiettivo che ha visto un impegno pari a 185,6 milioni, sebbene in diminuzione rispetto ai 341,7 milioni del 2023.

Il ruolo degli altri ministeri nella spesa ambientale


Accanto al MASE, altri ministeri giocano un ruolo importante nella gestione delle politiche ambientali. Il Ministero dell’Agricoltura, ad esempio, ha attivato risorse per la tutela delle aree forestali e per la promozione di pratiche agricole sostenibili; il Ministero delle Infrastrutture ha destinato fondi a interventi di rigenerazione urbana e mobilità sostenibile; il Ministero dell’Università e della Ricerca ha finanziato progetti scientifici in ambito ambientale; mentre il Ministero della Cultura ha incluso elementi di sostenibilità nella conservazione del patrimonio paesaggistico e nella valorizzazione del territorio. Anche il Ministero della Salute ha contribuito in chiave ambientale, con programmi volti alla riduzione dell’inquinamento acustico ed elettromagnetico, alla sicurezza delle acque e alla sanità pubblica ambientale.

Una classificazione europea per misurare l’impatto ambientale


La classificazione utilizzata dalla Corte dei conti per valutare l’impatto ambientale della spesa si basa sugli standard OCSE-Eurostat, con riferimento a due categorie principali: la CEPA (spesa per la protezione dell’ambiente) e la CReMA (spesa per l’uso e la gestione delle risorse naturali). Questa metodologia permette una ricognizione rigorosa delle politiche ambientali pubbliche, anche se la Corte segnala ancora alcune difficoltà nella misurazione puntuale delle spese cosiddette “trasversali”, ovvero quei programmi in cui l’obiettivo ambientale è presente ma non prevalente.

Il PNRR e la riforma 1.13: una nuova lettura sostenibile del bilancio


Un elemento di rilievo nell’evoluzione dell’Ecorendiconto 2024 è rappresentato dalla riforma 1.13 del PNRR, che ha introdotto un sistema di riclassificazione del bilancio secondo criteri ambientali e di genere, in linea con la milestone europea M1C1-110. Grazie a questa riforma, la Legge di bilancio 2024 e i documenti di previsione triennale (DEF, DDL bilancio, NADEF) contengono ora indicatori quantitativi e qualitativi che consentono di leggere la spesa pubblica alla luce dei Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda 2030. Ciò ha permesso di evidenziare meglio l’impatto ambientale delle scelte pubbliche, anche in termini di coerenza con le strategie climatiche europee, come il Green Deal, e gli accordi internazionali, come l’Accordo di Parigi.

Le criticità ancora da superare


Nonostante i progressi registrati, la Corte dei conti richiama l’attenzione su alcune criticità strutturali. In primo luogo, persiste una sottovalutazione della spesa ambientale secondaria, a causa della difficoltà nell’attribuire con precisione una componente ecologica ai programmi multisettoriali. In secondo luogo, manca ancora un quadro normativo vincolante che obblighi tutte le amministrazioni centrali a integrare stabilmente la dimensione ambientale nei processi di programmazione finanziaria. Infine, l’assenza di un sistema informativo centralizzato dedicato alla spesa ambientale rende complessa la costruzione di un quadro aggiornato e comparabile con quello degli altri paesi europei.

Verso una contabilità pubblica green


Nel complesso, l’Ecorendiconto 2024 rappresenta uno strumento avanzato di contabilità ambientale, che consente al Parlamento e all’opinione pubblica di valutare la coerenza tra le risorse spese e gli obiettivi di sostenibilità. Il rafforzamento di questo strumento – attraverso una maggiore integrazione con la contabilità economica nazionale, il consolidamento dei criteri di classificazione e la progressiva estensione della rilevazione alle spese regionali e locali – appare fondamentale per rendere più efficace l’azione pubblica in materia di transizione ecologica. In un contesto globale segnato dall’emergenza climatica, dalle pressioni ambientali sugli ecosistemi e dagli impegni assunti in sede europea e internazionale, la capacità dello Stato italiano di indirizzare e misurare la propria spesa ambientale non è solo una questione tecnica: è una cartina di tornasole della credibilità, della responsabilità e della lungimiranza delle sue politiche pubbliche.