Lavoro come fondamento della Repubblica
«Il lavoro non può consegnare alla morte», ha ammonito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso per la Giornata del Lavoro. Un monito potente, che collega il lavoro non solo alla crescita economica, ma alla dignità umana, alla libertà, alla coesione sociale. Il lavoro – ha detto – è il cuore della democrazia, lo strumento più efficace di giustizia e mobilità sociale. Ma affinché sia davvero tale, deve essere equo, sicuro, retribuito in modo adeguato.
Il nodo irrisolto dei salari in Italia
Accanto a segnali positivi sull’occupazione, Mattarella ha acceso i riflettori su una questione cruciale e irrisolta: quella dei salari. “Si registrano livelli salariali inadeguati”, ha affermato, citando anche il Rapporto mondiale 2024-2025 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Un dato su tutti: in Italia i salari reali sono ancora inferiori a quelli del 2008, nonostante la produttività sia tornata a crescere.
Questo scollamento tra produttività e retribuzioni mina alla base il concetto stesso di progresso condiviso. A pagarne il prezzo sono le famiglie, sempre più schiacciate dal costo della vita, e soprattutto i giovani, che faticano a progettare un futuro stabile e spesso scelgono di emigrare. È una perdita grave di capitale umano, che impoverisce l’intero Paese.
Senza salari giusti non c’è sostenibilità sociale
Mattarella ha evidenziato come l’inadeguatezza salariale sia un ostacolo alla giustizia sociale e alla sostenibilità. In un’epoca di grandi trasformazioni – dall’innovazione tecnologica alla transizione verde – i benefici del cambiamento non possono essere concentrati nelle mani di pochi. I salari dignitosi sono l’unico argine concreto contro le disuguaglianze crescenti, nonché un presupposto per affrontare con equilibrio anche il calo demografico.
Migranti e caporalato: serve una linea di civiltà
Il Capo dello Stato ha poi puntato il dito contro le disparità salariali che colpiscono i lavoratori migranti, spesso pagati fino a un quarto in meno dei colleghi italiani. Fenomeni come il caporalato – ha ammonito – vanno contrastati con fermezza. Serve recuperare il principio di umanità e garantire equità anche per chi arriva da altrove. Un richiamo che risuona con le parole di Papa Francesco: “non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano”.
Un nuovo patto per il lavoro
Il discorso di Mattarella è un invito chiaro: l’Italia ha bisogno di un nuovo patto sul lavoro, fondato su giustizia retributiva, sicurezza e sostenibilità sociale. Senza salari equi, il lavoro non realizza la persona, non costruisce futuro, non rafforza la democrazia. E senza una visione comune, capace di includere giovani, migranti e famiglie, l’Italia rischia di perdere la sua coesione e la sua umanità.







