Crescita e incentivi al centro del confronto con le imprese

A ventiquattro ore dall’approdo in Consiglio dei Ministri, la manovra economica resta un cantiere aperto. A confermarlo è il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che nel corso di una giornata di incontri a Palazzo Chigi con oltre trenta associazioni datoriali ha ribadito come il testo non sia ancora chiuso. Sul tavolo del confronto con il governo restano temi cruciali: fisco, competitività e misure per stimolare la produzione.

Le imprese chiedono un cambio di passo

Il mondo produttivo, rappresentato dalle principali organizzazioni di categoria, ha espresso con forza la necessità di una manovra orientata alla crescita. Secondo Confindustria, da gennaio termineranno molti incentivi e l’industria italiana rischia di trovarsi “nuda”, priva di strumenti per competere in uno scenario segnato da incertezza, dazi e rischio di delocalizzazione. Le imprese chiedono un intervento deciso sul fronte fiscale, una maggiore defiscalizzazione dei salari e un rafforzamento del taglio dell’Irpef, oltre a un rilancio degli investimenti in innovazione e sostenibilità. Il messaggio è chiaro: senza misure forti, la legge di bilancio rischia di non includere la parola “crescita”. La richiesta, condivisa anche dalle sigle del commercio e dell’artigianato, è quella di un impegno concreto per sostenere la competitività, ridurre il peso dell’energia sui costi di produzione e ampliare l’accesso al credito per le imprese.

L’ipotesi di un contributo dalle banche

Secondo quanto emerge dal Documento programmatico di finanza pubblica, le risorse complessive della manovra ammonterebbero a circa 16 miliardi di euro, equivalenti allo 0,7% del Pil. Per finanziare le nuove misure, l’esecutivo starebbe valutando l’introduzione di una tassa straordinaria sulle banche, o comunque un contributo specifico da parte del settore del credito. Si tratterebbe di un intervento ancora in fase di studio, oggetto di un dialogo bilaterale tra governo e istituti bancari, con l’obiettivo di individuare una formula condivisa che non abbia ripercussioni negative sui mercati. È una prospettiva che resta aperta e che potrebbe assumere la forma di una misura di scopo, destinata a coprire parte delle esigenze finanziarie della manovra.

I nodi fiscali e le proposte delle associazioni

Le associazioni imprenditoriali e del commercio insistono anche sulla necessità di riformare in modo strutturale il sistema fiscale. Confcommercio propone di rendere stabile l’Ires agevolata per le imprese che investono in innovazione e occupazione e di proseguire il percorso di abolizione dell’Irap. Confesercenti chiede invece di ampliare il taglio dell’Irpef fino ai redditi di 60 mila euro e di introdurre la detassazione dei primi mille euro della tredicesima, in modo da rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie e stimolare la domanda interna. Anche Legacoop invoca un cambio di passo nelle politiche di crescita, sottolineando la necessità di una parziale defiscalizzazione degli aumenti contrattuali, mentre dal settore edilizio arrivano richieste di revisione degli incentivi alla ristrutturazione, di reintroduzione della cedolare secca sugli affitti commerciali e di misure per affrontare le emergenze legate alla casa, al rischio idrogeologico e all’aumento del costo dei materiali. Il mondo agricolo, infine, chiede il rafforzamento del credito dedicato e nuovi strumenti per l’ammodernamento e l’internazionalizzazione delle imprese del comparto.

Il monito di Confindustria: “Rischio stagnazione”

Confindustria rinnova il suo allarme e sollecita il governo a varare un piano straordinario da otto miliardi l’anno per sostenere gli investimenti, rendere strutturale il Fondo di Garanzia e rafforzare le Zone Economiche Speciali. «Senza un cambio di passo – avverte Viale dell’Astronomia – l’Italia rischia una fase di stagnazione».

Verso una manovra più sostenibile

Il confronto tra governo e parti sociali resta aperto, e la discussione sulla tassa sulle banche è solo uno dei tasselli di una manovra che dovrà tenere insieme rigore e sviluppo. Per la finanza sostenibile, la sfida è indirizzare le risorse e gli strumenti fiscali verso obiettivi di lungo periodo: innovazione verde, occupazione stabile e competitività responsabile. Una manovra che non potrà limitarsi a fare quadrare i conti, ma dovrà investire sul futuro del Paese.