Saldo commerciale negativo di circa 2 miliardi di euro nei beni legati alle tecnologie a basse emissioni di carbonio (Low carbon technologies – Lct). Il peggioramento della bilancia Lct registrato in Italia nel 2024 è legato soprattutto all’impennata delle importazioni di veicoli elettrici e ibridi. Solo 124 prodotti, su un totale di 5.400 classificati dal commercio estero, rientrano nella definizione di beni Lct secondo il Fondo monetario internazionale.
Lct: cosa sono e perché contano
Nel contesto della transizione ecologica globale, il commercio delle tecnologie low carbon rappresenta un indicatore chiave per misurare la competitività industriale dei paesi. I beni LCT – definiti dal Fondo monetario internazionale – comprendono un insieme ristretto ma strategico di 124 categorie merceologiche (su un totale di circa 5.400) che includono componenti per energie rinnovabili, accumulatori elettrici, veicoli a basse emissioni, tecnologie per l’efficienza energetica e materiali per l’edilizia sostenibile. L’inserimento nella categoria LCT implica che tali beni contribuiscano in modo diretto o indiretto alla riduzione delle emissioni di gas serra. Non si tratta dunque solo di prodotti tecnologici, ma anche di simboli della trasformazione industriale verde.
Nel 2024, come accennato, il saldo commerciale italiano per i beni Lct è risultato negativo per circa 2 miliardi di euro, segnando un peggioramento rispetto agli anni precedenti. Bankitalia indica come principale fattore alla base del disavanzo l’aumento delle importazioni di autoveicoli elettrici e ibridi, prodotti in larga parte all’estero. In altre parole, se da un lato cresce la domanda italiana di beni green, dall’altro la produzione nazionale non riesce ancora a coprire il fabbisogno interno, e il sistema industriale risulta parzialmente dipendente dalle filiere estere per quanto riguarda le tecnologie chiave della transizione.
L’import boom dell’auto elettrica pesa sulla bilancia

Il segmento dei veicoli a basse emissioni, e in particolare quello dei veicoli elettrici a batteria (Bev) e ibridi plug-in (Phev), ha avuto un impatto significativo sull’andamento del saldo. L’Italia, infatti, non è ancora un hub produttivo di primo piano per l’auto elettrica, e molte delle vetture vendute nel Paese provengono da Germania, Francia, Corea del Sud e Cina.
In parallelo, anche l’importazione di accumulatori al litio, inverter, moduli fotovoltaici e pompe di calore ha registrato un incremento, segno dell’accelerazione nella domanda interna legata al Superbonus, al Pnrr e a politiche locali di decarbonizzazione. Tuttavia, la carenza di produzione nazionale in queste tecnologie accentua il divario.
L’Italia esporta meno Lct rispetto ai partner europei
A confronto con i principali partner dell’Unione europea, l’Italia esporta una quota inferiore di tecnologie Lct. La Germania, ad esempio, registra saldi positivi consistenti grazie al suo ruolo di leader nell’export di componenti per impianti eolici, batterie e macchinari green. Anche la Francia mostra performance migliori in settori come il nucleare low-carbon e l’efficienza energetica.
Per l’Italia, invece, il contributo all’export Lct arriva principalmente da comparti come pompe di calore, tecnologie per l’isolamento termico, componentistica per il fotovoltaico, ma in quantità insufficienti a bilanciare l’import. La quota delle esportazioni Lct sul totale dell’export italiano resta inferiore alla media europea, segnalando una specializzazione industriale ancora da rafforzare in chiave climatica.
Politiche industriali e Pnrr: occasione da non perdere
Il dato negativo sul commercio delle tecnologie low carbon solleva interrogativi strategici. La transizione ecologica, per essere sostenibile anche sotto il profilo economico, ha bisogno di una base industriale solida. Il rischio è che l’Italia si limiti a importare beni verdi senza sviluppare una catena del valore interna, perdendo competitività e posti di lavoro qualificati.
In questo senso, le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e i fondi europei rappresentano un’occasione storica per rilanciare investimenti produttivi nei settori Lct. Incentivi mirati, supporto all’innovazione e alle start-up green, investimenti nella formazione tecnica e industriale sono strumenti essenziali per colmare il gap produttivo.
La transizione passa anche per la bilancia commerciale
La transizione climatica non è solo un obiettivo ambientale, ma anche un tema industriale e geopolitico. Chi produce tecnologie verdi controlla filiere strategiche, crea occupazione qualificata e riduce la dipendenza esterna. Per l’Italia, invertire il saldo commerciale dei beni Lct significa costruire una sovranità tecnologica nella transizione ecologica, evitando che la sostenibilità si traduca in un aggravio della bilancia commerciale e un’occasione mancata per l’economia.







